martedì 31 gennaio 2017

Le reti RAI sono ancora pluraliste?


 
Lo abbiamo constatato in occasione della lunga campagna dell'attuale presidente USA Donald Trump sin dalle primarie del partito repubblicano e successivamente nel confronto con la candidata democratica Hillary Clinton. Tutte le notizie erano orientate a porre in evidenza i sondaggi che volevano alla presidenza la pupilla di Obama quale continuazione ideale della presenza democratica alla Casa Bianca. Le cronache della sguaiata "pasionaria" Giovanna Botteri, inviata RAI negli Stati Uniti, erano urlate per enfatizzare solo le voci pro Hillary e le proteste contro il sessismo ed il razzismo di Trump: non un'intervista ad un elettore o una elettrice americani che fosse favorevole a Trump! Sembrava allora che tutta l'america fosse con i democratici, dalle stars holliwoodiane sino all'abitante della più remota area rurale. Niente di più falso.....ed i risultati hanno presto dimostrato il contrario!


    

E qualcosa di analogo è accaduto anche per la consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 dove in trasmissioni-salotto come Porta a Porta anche un giornalista del calibrodi  Bruno Vespa non ha dato grandi dimostrazioni di equilibrio, bloccando in modo a volte anche poco educato le esternazioni di coloro che erano per il NO alla riforma Renzi-Boschi della Costituzione sia prima che della consultazione che dopo in occasione del commento sull'inaspettato risultato. Perché poi inaspettato? Bastava ascoltare e riportare i pareri degli elettori in modo meno fazionso, senza considerare come verità assolute i risultati dei sondaggi, per accorgersi che il fronte pro-riforma di Renzi e compagni non aveva grandi chancs di vittoria. 
 Ed ora con la protesta degli americani e le reazioni ufficiali della UE per il decreto concernente l'ingresso dei musulmani provenienti da una serie di paesi arabi, includi da Trump in una black list peraltro temporanea, sta accadendo di nuovo. Dalla mancata chiarificazione della reale portata del decreto alle colpevoli omissioni del ricordo di analoghi provvedimenti adottati da Obama nei confronti di paesi arabi che erano rimasti in vigore ben più a lungo. Tutto è orientato a dimostrare una presunta precarietà dell'amministrazione Trump cui nei commenti non viene nemmeno riconosciuta la dignita di presidente USA che gli compete in quanto legittimamente eletto dal popolo americano sulla base delle leggi costituzionali ivi vigenti, quasi fosse invece un "golpista". Ancora una volta invece sono i cosiddetti "democratici" radical chic che sono incapaci di accettare una delle regole fondamentali della democrazia che vuole che a governare sia chi è stato eletto e non l'oppositore che ha perso e che vorrebbe indebitamente perpetuare il suo potere. 
Siamo al parossismo più assolto laddove, sia sui media statunitensi che su quelli europei, si stigmatizza come negativo il fatto che il Presidente Trump stia dimostrando di voler rispettare nei suoi primi 100 giorni di governo tutte le promesse fatte in campagna elettorale agli elettori americani e più volte ribadite anche nel periodo transitorio ed una volta insediatosi ufficialmente alla Casa Bianca. Indipendentemente dalla condivisione o meno del suo orientamento e delle sue scelte non si comprende come possa essere denigrata l'attitudine di un politico a voler rispettare il patto elettorale fatto con coloro che, credendo in lui, lo hanno votato. Questo dimostra qualora ce ne fosse bisogno il totale appiattimento di tutti i media su posizioni pseudo-democratiche ma in effetti, come nel caso delle reti RAI, sulla perpetuazione del potere di una sinistra che dice di governare in nome di un popolo di cui poi non rispetta minimamente la volontà.  

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