venerdì 27 gennaio 2017

Cosa è successo veramente in prefettura a Pescara? Il PM insiste solo sui ritardi dei soccorritori partiti dopo la telefonata del Prof. Marcella

Le menzioni della prefettura di Pescara, Ufficio Territoriale del Governo, continuano ad essere fatte in sordina mentre anche i cronisti insistono nel riportare la scarsa rilevanza, ribadita dal PM che sta indagando per disastro colposo a carico di ignoti, delle circa due ore di ritardo nella partenza dei soccorsi all'Hotel Rigopiano. Se è ben vero che già al momento in cui il Prof. Marcella ha fatto la sua prima telefonata ai servizi di emergenza, a seguito dell'annuncio ricevuto dallo chef Parete, l'implosione della struttura alberghiera investita dalla valanga era già avvenuto non ci si spiega la negligente assenza di intervento della prefettura che aveva ricevuto una circostanziata richiesta di soccorso dall'amministratore unico dell'Hotel Rigopiano dalle 7 del mattino!

La letterale omissione del soccorso espressamente richiesto, con grave mancanza ai propri doveri istituzionali, non può e non deve essere ignorata come pare stia accadendo da parte degli inquirenti. Si continua a puntare il dito a monte e a valle dell'accadimento, si discute della regolarità della costruzione in quel luogo che pare ancora in epoca recente fosse già stato interessato da slavine e del fatto che anche se i soccorritori fossero partiti prima, coloro che sono deceduti a causa prevalentemente della forza d'impatto della valanga non si sarebbero in ogni caso potuti salvare.


Una delle turbine, quella in dotazione alla provincia, era inservibile dai primi di gennaio e l'altra, quella dell'ANAS, è partita solo intorno alle 20 del giorno del crollo. Da non dimenticare inoltre che lo sgombero della strada ha richiesto parecchie ore e solo verso le 4:30 del mattino dopo, quasi ventiquattr'ore dopo la mail dell'albergo a prefettura, polizia, provincia e comune i primi soccorritori sono arrivati con gli sci sul luogo del disastro, subito seguiti alle prime luci dell'alba dagli equipaggi in elicottero.

Queste inefficienze della macchina che dovrebbe occuparsi sia degli allarmi che della gestione dell'emergenza, ed in primo luogo di quell'organo di presenza operativa del governo sul territorio, andrebbero parallelamente essere messe sotto accusa per chiarire fatti e responsabilità di coloro che che avrebbero dovuto agire per evitare la perdita di ben 29 vite umane e non lo hanno fatto. Vittime stroncate da un destino forse ineluttabile, un evento naturale che al di là dell'allarme valanghe di rischio 4 su 5, il cui bollettino taluni sostengono di non aver mai ricevuto, nessuno avrebbe comunque potuto ipotizzare di tale violenza da distruggere un intero albergo a più piani.

E poi i soliti conflitti di competenze tra enti territoriali di vario livello, inutili distinguo di chi come il sindaco di Farindola si sarebbe dovuto occupare con maggior diligenza della vita dei suoi concittadini che lavoravano al Rigopiano, nonché degli ospiti dello stesso. Insensata la sua affermazione sulla mancata ricezione della email inviata la mattina presto, il giorno del disastro, dall'hotel dovuta all'assenza di corrente per l'alimentazione del server supportata anche dalla precisazione di un suo collaboratore circa il blackout della cabina di smistamento dei segnali telefonici e internet: non ci si venga a raccontare che nessuno di questi signori, tra i vari destinatari della missiva tragicamente ignorata, era dotato di uno smartphone e che chi l'aveva era ......privo di copertura!

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