venerdì 20 gennaio 2017

L'insediamento del nuovo presidente USA Donald J. Trump

Nel giorno dell'insediamento del nuovo presidente USA Donald J. Trump i soliti cronisti benpensanti ne criticano il discorso. Rimpiangono sicuramente il suo predecessore Obama, bravissimo a parlare ...... e basta! Otto anni disastrosi, da dimenticare, sia sul fronte interno ma soprattutto per la sua ottusa politica estera.



200.000 bikers in viaggio per andare a sostenere l'insediamento di Trump ma i media filo-democratici che ancora non hanno digerito la sconfitta della loro beniamina Hillary, soprattutto in Italia, parlano solo delle stars del cinema e degli altri contestatori del nuovo presidente USA.


Le contestazioni: strana democrazia quella USA!


Fino a 30 manifestazioni di protesta per l'insediamento di Donald Trump quale presidente legittimamente eletto secondo la costituzione americana dalla maggioranza della popolazione USA. Coloro che hanno perso la sfida elettorale anzichè accettare democraticamente l'avvicendamento al potere di chi dovrebbe essere anche il loro presidente per i prossimi 4 anni ne boicottano insensatamente l'insediamento.

Quello di Trump non è comunque il primo caso di presidnete eletto grazie ad una maggioranza di Grandi Elettori pur con un numero complessivo di elettori a proprio favore inferiore a quello del candidato del partito opposto; già nel 2000  (ved. tabella con i dati elettorali 1948-2016) si era verificato un caso simile con George W. Bush anche se con un differenziale di voti tra i due candidati più ridotto.



È veramente una strana democrazia quella USA, un paese che in più occasioni ha inviato le proprie truppe con l'obiettivo dichiarato di "instaurare la democrazia" in paesi del centro e sud america, in Afghanistan, in Iraq, in Libia e in tanti altri luoghi mascherando il prevalente interesse economico sulle aree di intervento, piuttosto che la semplice necessità di alimentare la domanda su un mercato legato alla guerra che da sempre costituisce una componente di grande rilievo nell'economia americana.


Indubbiamente l'elezione di un personaggio come Donald Trump, ricco e popolare prima ancora di partecipare alla competizione presidenziale, dai tratti caratteriali che non lo rendono certo molto simpatico, ha creato scompiglio non indifferente sia in USA che nel resto del mondo. Sono le intenzioni protezionistiche, le parole contro la NATO e contro gli accordi per la protezione dell'ambiente e molti altri aspetti del programma elettorale del nuovo presidente che preoccupano i vari leader mondiali oltre che le popolazioni direttamente interessate quali i messicani, per la programmata costruzione del muro sulla frontiera più volte ricordata da Trump. Sulla quesitone immigrati è appena il caso di ricordare però che proprio in questi ultimi giorni è stato il presidente uscente Barack Obama a decidere la cancellazione della normativa detta dei "piedi umidi e piedi asciutti", risalte ancora agli anni '70 ed aggiornata nel 1995 da Bill Clinton, che consentiva ai fuggitivi cubani che riuscivano a mettere piede sulla terraferma americana di acquisire il diritto di restarvi senza essere considerati clandestini e senza dover seguire la consueta trafila burocratica di immigrazione. La cancellazione di questa norma è stata fatta in seguito ai recenti accordi presi da Obama con le autorità cubane.



Personaggi dello spettacolo come Robert de Niro, Michael Moore ed altri si stanno in queste ore opponendo con fermezza all'insediamento del 45mo presidente. Moore in particolare sostiene che se la cattiva notizia è che Trump stia prendendo ufficialmente il potere, la buona notizia è che "noi siamo più di loro" per incitare la folla ad un'azione permanente di controllo con particolare forza nei primi 100 giorni della sua presidenza. Ma come può sostenere che la maggioranza sia contro Trump? Il sistema elettorale americano va ricordato è previsto costituzinalmente ed è rimasto sostanzialmente immutato sin dalle origini e prevede che in ciascuno stato vengano nominati dalla popolazione i cosiddetti "grandi elettori", perlopiù funzionari di partito che in seguito provvedono alla formalizzazione di un elezione di fatto sostanzialmente decisa dal popolo. È per proprio l'attribuzione di un numero di grandi elettori che differisce da stato a stato a creare come in questo caso una discrasia tra la maggioranza assoluta dei voti attribuiti ad un candidato e la sua effettiva elezione; questo è però il sistema che è in vigore negli USA e non sono in ogni modo accettabili i tentativi di delegittimazione in atto che fomentano solo in modo irresponsabile l'odio fra le parti.



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