sabato 4 febbraio 2017

Stampa accanita contro il M5S

Pur senza essere filo-grillini é impossibile non constatare la faziosità di stampa e televisioni che, con
accanimento, mantengono l'attenzione puntata unicamente sul sindaco di Roma Virginia Raggi, quasi fosse l'unico soggetto politico sottoposto ad una indagine della magistratura.

Sul sindaco di Milano Sala nemmeno un cenno! Sulla vicenda che vede coinvolto il ministro Lotti.....il silenzio più totale. Senza contare a questo punto altri possibili indagati, legati al partito di governo, di cui potremmo non essere nemmeno a conoscenza.

Eppure i cittadini Italiani hanno il diritto di conoscere, quantomeno con lo stesso livello di dettaglio, quali sono gli sviluppi che hanno sin qui avuto le vicende giudiziarie dei signori Sala e Lotti, così come di altri - qualora ve ne fossero - legati non necessariamente al Movimento 5 Stelle.

Che ne è stato ad esempio dell'inchiesta su "mafia capitale" che, quando era stata avviata, i cronisti avevano presentato come la catastrofe correttiva più vasta ed importante che avesse mai colpito la città di Roma?

È di tutta evidenza il fatto che tale inchiesta abbia avuto, e possa avere tutt'oggi, dei riflessi non indifferenti, forse anche di continuità nella corruzione, sul l'attuale amministrazione capitolina. Quantomeno ha fortemente condizionato un riordino della città su cui da mesi la giunta guidata dalla Raggi non si comprende quali azioni concrete sia stata in grado di intraprendere, anche a causa delle note vicende sui diversi cambiamenti di poltrone.

In generale assistiamo al solito malvezzo dei media che amano fare notizia solo con gli aspetti più negativi di ogni vicenda, mentre ignorano del tutto un dovere di cronaca che dovrebbe vederli porre in evidenza talvolta anche fatti positivi sia in ambito politico che, se degni di rilevanza mediatica, laddove riguardino altresì dei comuni cittadini, delle imprese, delle associazioni o altri.

Chi ha stabilito infatti che la cronaca debba necessariamente riguardare solo fatti delittuosi, disastri naturali, proteste politiche, attentati terroristici, guerre e tutto ciò che è comunque negativo. Le notizie positive trovano talvolta spazio quando occorre riempire spazi rimasti vuoti da quelle negative, in TV come sui giornali. E allora si parla di moda, di costume, di qualche matrimonio o ricorrenza di personaggi famosi o si fanno reportage autocelebrativi come i 25 anni del TG5 o i 20 anni del quotidiano la Repubblica, che ha addirittura dato avvio alle commemorazioni sui social network con un giorno di anticipo (il 13 gennaio anziché il 14) per contrastare la comunicazione della rete Mediaset di cui ricorreva proprio in quel giorno l'anniversario. Oppure gli avvenimenti, le scoperte, i fatti comunque positivi sono relegati in ambito documentaristico è assai raramente posti in evidenza nel momento quando accadono.

In questi giorni per "pompare" l'interesse sul prossimo Festival della canzone di Sanremo ecco la RAI propinare al pubblico quotidianamente  squarci sulla preparazione di un evento che ha nel contempo scandalizzato non pochi italiani per lo spreco di denaro pubblico che ha portato uno dei conduttori, Carlo Conti, a dichiararsi disponibile a devolvere il suo favoloso compenso di 650.000 euro per qualche serata di intrattenimento, a favore delle popolazioni colpite dal terremoto: staremo a vedere se, passato il clamore del festival, qualche cronista avrà la bontà di rendercene conto.

Questo modo di fare notizia, va precisato, non è però appannaggio unicamente del nostro paese bensì può essere riscontrato con grande frequenza anche in ambito internazionale. Lo si sta notando in modo particolare riguardo la preminenza delle notizie sulle proteste anti-Trump, che campeggiano ogni giorno su ogni mezzo di comunicazione americano o di altri paesi esteri oltre che su quelli italiani, mentre nulla o quasi fine detto di azioni intraprese dal neo-presidente che pure vi sono, come ad esempio le misure protezionistiche a favore degli Stati Uniti d'America, anche se le stesse potrebbero ovviamente rappresentare un fatto negativo per gli altri paesi.

Come se non bastasse infine va rilevato il fenomeno delle cosiddette "fake news" contro cui molti si
sono scagliati, ipotizzando addirittura l'imbavagliamento di Facebook o Twitter come recentemente ha fatto la presidente della Camera Laura Boldrini. Che sia la fine della libertà di espressione che include anche notizie inesatte o addirittura false o tendenziose, volte ad influenzare per il modo e la tempistica con cui vengono diffuse, l'opinione di un elettorato o comunque di quella parte dei cittadini scarsamente dotata di senso critico? In questo caso l'azione di censura, che non potrebbe non riguardare l'insieme di tutti i mezzi comunicativi indipendentemente dalla loro dimensione, dal loro status o dal loro orientamento politico, ci porterebbe a tempi davvero molto bui ed alla morte di una democrazia di cui taluni fanno il proprio vessillo per dare legittimazione e forza alla loro azione di governo ma nel contempo calpestano di fatto quotidianamente.


giovedì 2 febbraio 2017

In un paese civile ...

In un paese civile un ex presidente della Repubblica che è rimasto in carica dopo un ordinario settennato, già una durata inusuale rispetto alla maggior parte dei paesi democratici, non interferisce come sta facendo Napolitano nella vita politica di un paese che attendeva la decisione della Consulta per andare al voto.

In un paese civile e realmente democratico tutti coloro che rappresentano il popolo in parlamento vengono eletti e durano in carica sino al termine di una legislatura, che sia a scadenza naturale o anticipata, e non siedono in Senato "a vita" perché hanno ricoperto in precedenza la carica di presidente della Repubblica.

In un paese civile e democratico i presidenti della Repubblica non hanno facoltà di designare quali "senatori a vita" persone a loro gradite, perlopiù se non esclusivamente a loro ideologicamente legati. 

In un paese civile i senatori a vita, ancorchè legittimamente designati in base ad una norma costituzionalmente vigente, dovrebbero avere il buon senso di non influire col loro voto e con le loro esternazioni sulle scelte politiche degli altri parlamentari scelti dagli elettori.



In un paese civile la legge elettorale deve essere stabile nel tempo anziché essere continuamente cambiata per adattarsi alle velleità di vittoria di questo o quel partito piuttosto che in base alle diverse coalizioni o blocchi di partito  sempre mutevoli: sono i partiti che devono decidere se e come aggregarsi in funzione della norma che regola l'elezione dei candidati e non, viceversa, voler piegare l'emanazione di una norma elettorale alle loro intenzioni aggregative.

In un paese civile il Parlamento non legifera senza tener conto della Costituzione vigente per poi attendere la decisione dei giudici costituzionali sulle eventuali modifiche da apportare.....e dopo aver preso cognizione di una delibera immediatamente applicabile, che consentirebbe di andare subito al voto, mette con urgenza in calendario la discussione di una nuova legge elettorale su cui i lavori ed il dibattito potevano essere avviati con più largo anticipo ancor prima dell'espressione della Corte Costituzionale.




In un paese civile non si legifera su una norma così importante per l'esercizio della democrazia come quella che regola l'elezione dei parlamentari a colpi di fiducia come ha fatto il governo di Matteo Renzi, dando oltrettutto per scontato l'esito di un referendum sulla riforma costituzionale che voleva abolire l'attuale  bicameralismo perfetto e quindi senza prevedere quale norma si sarebbe adottata anche per l'elezione di un Senato che con il NO espresso dalla stragrande maggioranza degli elettori poi è rimasto in essere: le leggi che vengono emanate devono puntualmente rispettare la Costituzione vigente nel momento in cui sono votate dal Parlamento ....... e non essere basate su norme costituzionali future o futuribili. In un paese civile e democratico, infine, si tiene sempre conto prevalentemente della volontà popolare e non degli interessi di qualsivolgia parte politica che palesemente dimostra di non rappresentare più validamente gli elettori e deve conseguementemente rimettere, se serve anche anzitempo, il mandato ricevuto e senza indugio consentire ai cittadini di esprimersi sulla scelta di nuovi rappresentanti.

Questo sì significherebbe per l'Italia essere un paese civile.


martedì 31 gennaio 2017

Le reti RAI sono ancora pluraliste?


 
Lo abbiamo constatato in occasione della lunga campagna dell'attuale presidente USA Donald Trump sin dalle primarie del partito repubblicano e successivamente nel confronto con la candidata democratica Hillary Clinton. Tutte le notizie erano orientate a porre in evidenza i sondaggi che volevano alla presidenza la pupilla di Obama quale continuazione ideale della presenza democratica alla Casa Bianca. Le cronache della sguaiata "pasionaria" Giovanna Botteri, inviata RAI negli Stati Uniti, erano urlate per enfatizzare solo le voci pro Hillary e le proteste contro il sessismo ed il razzismo di Trump: non un'intervista ad un elettore o una elettrice americani che fosse favorevole a Trump! Sembrava allora che tutta l'america fosse con i democratici, dalle stars holliwoodiane sino all'abitante della più remota area rurale. Niente di più falso.....ed i risultati hanno presto dimostrato il contrario!


    

E qualcosa di analogo è accaduto anche per la consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 dove in trasmissioni-salotto come Porta a Porta anche un giornalista del calibrodi  Bruno Vespa non ha dato grandi dimostrazioni di equilibrio, bloccando in modo a volte anche poco educato le esternazioni di coloro che erano per il NO alla riforma Renzi-Boschi della Costituzione sia prima che della consultazione che dopo in occasione del commento sull'inaspettato risultato. Perché poi inaspettato? Bastava ascoltare e riportare i pareri degli elettori in modo meno fazionso, senza considerare come verità assolute i risultati dei sondaggi, per accorgersi che il fronte pro-riforma di Renzi e compagni non aveva grandi chancs di vittoria. 
 Ed ora con la protesta degli americani e le reazioni ufficiali della UE per il decreto concernente l'ingresso dei musulmani provenienti da una serie di paesi arabi, includi da Trump in una black list peraltro temporanea, sta accadendo di nuovo. Dalla mancata chiarificazione della reale portata del decreto alle colpevoli omissioni del ricordo di analoghi provvedimenti adottati da Obama nei confronti di paesi arabi che erano rimasti in vigore ben più a lungo. Tutto è orientato a dimostrare una presunta precarietà dell'amministrazione Trump cui nei commenti non viene nemmeno riconosciuta la dignita di presidente USA che gli compete in quanto legittimamente eletto dal popolo americano sulla base delle leggi costituzionali ivi vigenti, quasi fosse invece un "golpista". Ancora una volta invece sono i cosiddetti "democratici" radical chic che sono incapaci di accettare una delle regole fondamentali della democrazia che vuole che a governare sia chi è stato eletto e non l'oppositore che ha perso e che vorrebbe indebitamente perpetuare il suo potere. 
Siamo al parossismo più assolto laddove, sia sui media statunitensi che su quelli europei, si stigmatizza come negativo il fatto che il Presidente Trump stia dimostrando di voler rispettare nei suoi primi 100 giorni di governo tutte le promesse fatte in campagna elettorale agli elettori americani e più volte ribadite anche nel periodo transitorio ed una volta insediatosi ufficialmente alla Casa Bianca. Indipendentemente dalla condivisione o meno del suo orientamento e delle sue scelte non si comprende come possa essere denigrata l'attitudine di un politico a voler rispettare il patto elettorale fatto con coloro che, credendo in lui, lo hanno votato. Questo dimostra qualora ce ne fosse bisogno il totale appiattimento di tutti i media su posizioni pseudo-democratiche ma in effetti, come nel caso delle reti RAI, sulla perpetuazione del potere di una sinistra che dice di governare in nome di un popolo di cui poi non rispetta minimamente la volontà.  

lunedì 30 gennaio 2017

Basta, basta, basta .... Renzi deve smettere di intervenire sulla legge elettorale!!


Basta, basta, basta .... Renzi deve smettere di intervenire sulla legge elettorale! Non ne ha diritto e alla maggioranza poco importa che lui sia il segretario del partito che governa, anzi proprio per questo e per il mancato rispetto di tutti gli impegni presi nel corso della campagna per il SI al referendum del 4 dicembre 2016, farebbe bene a starsene zitto. E invece no, interviene su un argomento che per una sua precisa responsabilità, oltre che dell'allora ministro delle riforme Boschi, ha portato il paese in questa assurda situazione: due leggi elettorali bocciate e una norma per la Camera difforme da quella del Senato (di cui aveva dato per certa l'abolizione)! Un vero pasticciaccio alla fiorentina. Bravo Renzi, complimenti.



E invece no, non pago di cotanti disastri il nostro "pincocchio fiorentino" che fa? lascia il suo eremo toscano per ripresentarsi davanti ai suoi fans! Già non ai compagni del PD perchè quelli ormai si stanno dividendo e mentre lui se ne va a Rimini ecco Dalema ed altri che si riuniscono nella stessa giornata a Roma per dissertare più o meno sugli stessi argomenti ma con visioni opposte quanto alle possibili soluzioni.


Matteo Renzi che non ha più quindi nemmeno il sostegno di tutto il suo partito, che gli intima imperativamente di convocare un congresso per tentare di salvaguardare ancora una voltà l'unità, deve rendersi conto che politicamente ha finito il suo tempo. Forse prendendosi qualche anno sabbatico potrà tornare sulla scena pe rprovare a dire e, soprattutto, a fare qualcosa di sensato. Finora non ci è riuscito e quindi non è qualificato per continuare come pretenderebbe fare. In tre anni non solo ha perso molte occasioni ma ha perso la stima anche dei suoi ...cosa dovrebbero dire gi altri, che peraltro sono la maggioranza del paese?




Proteste USA contro i provvedimenti di Trump sui musulmani

Proteste USA contro i provvedimenti di Trump, discussioni a non finire sull'accoglienza, il buonismo di chi vorrebbe le frontiere aperte per tutti, la preoccupazione di chi ha paura che tra i finti rifugiati si nascondano come nel caso dell'attentatore di Berlino dei terroristi islamici...... ma tutti ci dimentichiamo di guardare alla storia americana passata ed anche più recente, non ci ricordiamo che gli Stati Uniti d'America sono un paese nato dal colonialismo di coloro che hanno occupato con la forza territori abitati da altri, i nativi d'america, che hanno provveduto a sterminare o a relegare nelle riserve e hanno quindi favorito l'immigrazone dei coloni prima perché coltivassero le terre e allevassero gli animali, di altre braccia da lavoro (inclusi i primi emigranti italiani) poi, di cervelli di cui avevano carenza ma che non sempre hanno fatto del bene all'umanità (come nel caso dell'utilizzo dell'energia nucleare per scopi bellici: leggi Hiroshima e Nagasaki) e che negli ultimi 200 anni hanno fatto continue guerre, favorito colpi di stato, che sono tra i paesi occidentali che traggono maggiori guadagni dalla vendita di armi a tutti i paesi belligeranti del pianeta ed in primo luogo a quelli sottosviluppati.



L'epopea dei "nativi d'america", i primi veri abitanti di quel continente forse in parte provenienti dalla mongolia si concludeva ufficialmente nel 1886 dopo la resa di Geronimo, imprigionato in Florida (cfr documentario di Rai Storia). Le loro terre vennero poste in vendita dal dipartimento degli interni anche in epoca recente, agli inizi del XX secolo, magnificandone le peculiarità per l'agricoltura e non è chiaro a quale titolo il governo le ritenesse legittima la proprietà.

Per non parlare poi dello schiavismo, durata quasi un secolo dal 1776 fino al termine della guerra civile nel 1865 con esempi di violenza e crudeltà disumane che non fanno certo onore ai discendenti odierni di un paese che vorrebbe essere, ma non è mai stato, un esempio di democrazia per il mondo intero (cfr Schiavitù negli Stati Uniti d'America).

Non ci dobbiamo quindi meravigliare che questa america, figlia di questa storia, fatta di un numero di persone tra le più ricche del mondo che abitano in sontuosi grattacieli delle grandi città, ma anche di estrema povertà, di miseria di chi abita nelle zone più rurali, di incertezza economica di chi è stato abbandonato al destino della disoccupazione nelle zone industriali come il MIchigan, abbandonate da chi ha preferito delocalizzare le produzioni in Messico o altrove per ridurre i costi della manodopera, sia quella che con un chiaro gesto di protesta verso chi li ha gogvernati negli ultimi otto anni ha preferito votare non già "repubblicano" piuttosto che "democratico" ma ha fatto una scelta precisa per l'elezione del presidente degli Stati Uniti d'America per il quadriennio 2017-2020: Donad J. Trump. E che ci piaccia o no la persona, che ne condividiamo o meno la sua politica è colui che guiderà nei prossimi anni il paese che lo ha eletto.


Perché l'america di un Obama e di una Hillary Clinton che, solo per citare uno degli ultimi esempi in ordine di tempo, ha voluto l'abbattimento del regime di Gheddaffi in Libia con le ben note conseguenze per il mondo intero ed in particolare per l'Italia non ci ha mai scandalizzato ed invece quella stessa nazione ora presieduta da Donald J. Trump invece si? Sicuramente ciascuno di noi ha le

proprie motivazioni ma i pi?u si tanno semplicemente lasciando condizionare in modo assolutamente acritico dal "democratico-pensiero" dei giornalisti della CNN e di altri media giustamente attaccati dal neo presidente per la loro faziosità ma soprattutto per il becero tentativo di influenzare, loro sì ancor più della Russia di Putin, il recente risultato elettorale a favore di Hillary Clinton, sicuri di avere ancora un enorme potere dato dall'informazione; persone che si lasciano altresì fuorviare dai reportage di una Giovanna Botteri di RaiNews e di altri giornalisti nostrani, smaccatamente schierati e che godono nel mostrare solo le immagini di protesta e ben difficilmente ci parleranno dei risultati positivi che l'attuale politica presidenziale degli USA potrebbe portare da qui al 2020.

Quella americana è una finta democrazia e basta una sosta anche in transito in uno degli aeroporti USA per rendersi conto di come stiano veramente le cose. Oggi ci scandalizziamo per un temporaneo blocco all'immigrazione da alcuni paesi islamici decretato dal presidente Trump, senza preoccuparci di analizzare in modo il più possibile oggettivo una notizia che viene stravolta sia dai media americani che da quelli nostrani ancora convinti di poter così contrastare la politica di chi è stato legittimamente eletto secondo le norme della costituzione, radical chic e perbenisti malati di quel buonismo peloso di cui vanno fieri i politici dei cosiddetti "partiti democratici" ed i loro mediocri sostenitori.

E allora di che cosa si preoccupa l'Europa per quelle scelte di politica interna ed internazionale di un paese che forse sarebbe bene pensasse un po' di più a sé stesso con meno ingerenza nei fatti degli altri paesi? Il motto del presidente Trump "America first" può sotto questo aspetto avere anche dei risvolti positivi ed in ogni caso non gli si può negare il diritto, ed il dovere soprattutto, di mantenere le promesse fatte ai propri elettori. Certo è un approccio non facile da comprendere per chi ha fatto il callo a politici che una volta eletti si preoccupano prioritariamente dei propri di interessi, ignorando quelli del popolo che sono chiamati a governare. E di cosa si lamentano premier europei come Theresa May, che governa un paese come il Regno Unito che da tempo blocca gli immigrati in territorio francese ancor prima che attraversino il canale della Manica, che non ha mai preso parte agli accordi di Shengen, che ancor prima del voto sulla Brexit ha introdotto misure severissime per l'ingresso degli stranieri sul suo territorio ... anche solo per visite turistiche: ma di questo nessuno ha mai parlato, contro questi blocchi nessuno ha mai fatto proteste contro la Regina d'Inghilterra o uno dei governi succedutisi nel paese. Lo stesso dicasi per la Francia di Hollande che tanti disagi ha causato proprio all'Italia con il blocco della frontiera a Ventimiglia, fatto per impedire l'ingresso di migranti che forse in taluni casi avrebbe invece dovuto accettare in ossequio a quelle norme di un Unione Europea di cui fa parte e dalla quale non ha sinora chiesto di allontanarsi.

(fonti delle immagini: Wikipedia e siti vari)


venerdì 27 gennaio 2017

Cosa è successo veramente in prefettura a Pescara? Il PM insiste solo sui ritardi dei soccorritori partiti dopo la telefonata del Prof. Marcella

Le menzioni della prefettura di Pescara, Ufficio Territoriale del Governo, continuano ad essere fatte in sordina mentre anche i cronisti insistono nel riportare la scarsa rilevanza, ribadita dal PM che sta indagando per disastro colposo a carico di ignoti, delle circa due ore di ritardo nella partenza dei soccorsi all'Hotel Rigopiano. Se è ben vero che già al momento in cui il Prof. Marcella ha fatto la sua prima telefonata ai servizi di emergenza, a seguito dell'annuncio ricevuto dallo chef Parete, l'implosione della struttura alberghiera investita dalla valanga era già avvenuto non ci si spiega la negligente assenza di intervento della prefettura che aveva ricevuto una circostanziata richiesta di soccorso dall'amministratore unico dell'Hotel Rigopiano dalle 7 del mattino!

La letterale omissione del soccorso espressamente richiesto, con grave mancanza ai propri doveri istituzionali, non può e non deve essere ignorata come pare stia accadendo da parte degli inquirenti. Si continua a puntare il dito a monte e a valle dell'accadimento, si discute della regolarità della costruzione in quel luogo che pare ancora in epoca recente fosse già stato interessato da slavine e del fatto che anche se i soccorritori fossero partiti prima, coloro che sono deceduti a causa prevalentemente della forza d'impatto della valanga non si sarebbero in ogni caso potuti salvare.


Una delle turbine, quella in dotazione alla provincia, era inservibile dai primi di gennaio e l'altra, quella dell'ANAS, è partita solo intorno alle 20 del giorno del crollo. Da non dimenticare inoltre che lo sgombero della strada ha richiesto parecchie ore e solo verso le 4:30 del mattino dopo, quasi ventiquattr'ore dopo la mail dell'albergo a prefettura, polizia, provincia e comune i primi soccorritori sono arrivati con gli sci sul luogo del disastro, subito seguiti alle prime luci dell'alba dagli equipaggi in elicottero.

Queste inefficienze della macchina che dovrebbe occuparsi sia degli allarmi che della gestione dell'emergenza, ed in primo luogo di quell'organo di presenza operativa del governo sul territorio, andrebbero parallelamente essere messe sotto accusa per chiarire fatti e responsabilità di coloro che che avrebbero dovuto agire per evitare la perdita di ben 29 vite umane e non lo hanno fatto. Vittime stroncate da un destino forse ineluttabile, un evento naturale che al di là dell'allarme valanghe di rischio 4 su 5, il cui bollettino taluni sostengono di non aver mai ricevuto, nessuno avrebbe comunque potuto ipotizzare di tale violenza da distruggere un intero albergo a più piani.

E poi i soliti conflitti di competenze tra enti territoriali di vario livello, inutili distinguo di chi come il sindaco di Farindola si sarebbe dovuto occupare con maggior diligenza della vita dei suoi concittadini che lavoravano al Rigopiano, nonché degli ospiti dello stesso. Insensata la sua affermazione sulla mancata ricezione della email inviata la mattina presto, il giorno del disastro, dall'hotel dovuta all'assenza di corrente per l'alimentazione del server supportata anche dalla precisazione di un suo collaboratore circa il blackout della cabina di smistamento dei segnali telefonici e internet: non ci si venga a raccontare che nessuno di questi signori, tra i vari destinatari della missiva tragicamente ignorata, era dotato di uno smartphone e che chi l'aveva era ......privo di copertura!

mercoledì 25 gennaio 2017

Legge elettorale: la Consulta, in ulteriore ritardo, non ha ancora deciso!

Dopo l'enorme e ingiustificato ritardo, con il rinvio dell'udienza da ottobre 2016 a fine gennaio 2017, la decisione prevista per ieri martedì 24 e rinviata ulteriormente a stamattina, alle ore 15:20 non pare sia stata ancora comunicata. I giornalisti ipotizzano anzitutto che possa esservi una spaccatura all'interno della Corte Costituzionale ma, al tempo stesso, si fanno anche congetture sulla possibilità che l'emanazione della memoria possa includere an
che qualche anticipazione delle motivazioni che verrebbero in ogni caso rese note integralmente solo dopo la metà di febbraio.


Oltretutto vi sono due membri mancanti, di cui uno dimisisonario e non ancora sostituito.

Il parlamento è in ansiosa attesa e le varie parti politiche in esso rappresentate sono discordi, talvolta come nel caso del PD anche al proprio interno, sull'orientamento da prendere in merito alle elezioni quanto alla data in cui dovrebbero tenersi che, soprattutto, in merito alla legge elettorale da applicare.

Porcellum, Mattarellum, Italicum...... o l'ultima "invenzinone" di Beppe Grillo, ossia il Legalicum che dovrebbe corrispondere a quanto derivante dalla decisione dalla Corte Costituzionale. L'incertezza è comunque totale anche perché, come osservato da più parti, l'Italicum - oggetto di tale decisione - è una legge elettorale fatta in via esclusiva per l'elezione della Camera dei Deputati; quando fu emanata infatti, nello scorso mese di Luglio 2016, il PD quale partito proponente era certo che sarebbe passata indenne alla prova referendaria la riforma costituzionale Renzi-Boschi che prevedeva tra le altre cose la soppressione del bicameralismo perfetto con la sostituzione di un Senato eletto dai cittadini con un organo le cui nomine sarebbe state appannaggio degli enti locali che vi avrebbero dovuto eleggere propri sindaci e consiglieri regionali. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto sentire in proposito la sua voce, indicando la necessità che vi siano norme elettorali omogenee per entrambi i rami del Parlamento.

Pare qui opportuna rammentare l'intervento "bufla" dello scorso novembre 2016, poco prima del giorno in cui si sarebbe andati al voto sulla riforma della Costituzione, fatto con un video su Facebook  aveva cercato di far credere agli elettori che la designazione dei nuovi senatori sarebbe stata comunque diretta! Per far ciò aveva mostrato una scheda (frutto di pura invenzione) basata su una legge, la Fornaro-Chiti, al momento e sino ad oggi ancora da approvare.