giovedì 2 febbraio 2017

In un paese civile ...

In un paese civile un ex presidente della Repubblica che è rimasto in carica dopo un ordinario settennato, già una durata inusuale rispetto alla maggior parte dei paesi democratici, non interferisce come sta facendo Napolitano nella vita politica di un paese che attendeva la decisione della Consulta per andare al voto.

In un paese civile e realmente democratico tutti coloro che rappresentano il popolo in parlamento vengono eletti e durano in carica sino al termine di una legislatura, che sia a scadenza naturale o anticipata, e non siedono in Senato "a vita" perché hanno ricoperto in precedenza la carica di presidente della Repubblica.

In un paese civile e democratico i presidenti della Repubblica non hanno facoltà di designare quali "senatori a vita" persone a loro gradite, perlopiù se non esclusivamente a loro ideologicamente legati. 

In un paese civile i senatori a vita, ancorchè legittimamente designati in base ad una norma costituzionalmente vigente, dovrebbero avere il buon senso di non influire col loro voto e con le loro esternazioni sulle scelte politiche degli altri parlamentari scelti dagli elettori.



In un paese civile la legge elettorale deve essere stabile nel tempo anziché essere continuamente cambiata per adattarsi alle velleità di vittoria di questo o quel partito piuttosto che in base alle diverse coalizioni o blocchi di partito  sempre mutevoli: sono i partiti che devono decidere se e come aggregarsi in funzione della norma che regola l'elezione dei candidati e non, viceversa, voler piegare l'emanazione di una norma elettorale alle loro intenzioni aggregative.

In un paese civile il Parlamento non legifera senza tener conto della Costituzione vigente per poi attendere la decisione dei giudici costituzionali sulle eventuali modifiche da apportare.....e dopo aver preso cognizione di una delibera immediatamente applicabile, che consentirebbe di andare subito al voto, mette con urgenza in calendario la discussione di una nuova legge elettorale su cui i lavori ed il dibattito potevano essere avviati con più largo anticipo ancor prima dell'espressione della Corte Costituzionale.




In un paese civile non si legifera su una norma così importante per l'esercizio della democrazia come quella che regola l'elezione dei parlamentari a colpi di fiducia come ha fatto il governo di Matteo Renzi, dando oltrettutto per scontato l'esito di un referendum sulla riforma costituzionale che voleva abolire l'attuale  bicameralismo perfetto e quindi senza prevedere quale norma si sarebbe adottata anche per l'elezione di un Senato che con il NO espresso dalla stragrande maggioranza degli elettori poi è rimasto in essere: le leggi che vengono emanate devono puntualmente rispettare la Costituzione vigente nel momento in cui sono votate dal Parlamento ....... e non essere basate su norme costituzionali future o futuribili. In un paese civile e democratico, infine, si tiene sempre conto prevalentemente della volontà popolare e non degli interessi di qualsivolgia parte politica che palesemente dimostra di non rappresentare più validamente gli elettori e deve conseguementemente rimettere, se serve anche anzitempo, il mandato ricevuto e senza indugio consentire ai cittadini di esprimersi sulla scelta di nuovi rappresentanti.

Questo sì significherebbe per l'Italia essere un paese civile.


Nessun commento:

Posta un commento