sabato 4 febbraio 2017

Stampa accanita contro il M5S

Pur senza essere filo-grillini é impossibile non constatare la faziosità di stampa e televisioni che, con
accanimento, mantengono l'attenzione puntata unicamente sul sindaco di Roma Virginia Raggi, quasi fosse l'unico soggetto politico sottoposto ad una indagine della magistratura.

Sul sindaco di Milano Sala nemmeno un cenno! Sulla vicenda che vede coinvolto il ministro Lotti.....il silenzio più totale. Senza contare a questo punto altri possibili indagati, legati al partito di governo, di cui potremmo non essere nemmeno a conoscenza.

Eppure i cittadini Italiani hanno il diritto di conoscere, quantomeno con lo stesso livello di dettaglio, quali sono gli sviluppi che hanno sin qui avuto le vicende giudiziarie dei signori Sala e Lotti, così come di altri - qualora ve ne fossero - legati non necessariamente al Movimento 5 Stelle.

Che ne è stato ad esempio dell'inchiesta su "mafia capitale" che, quando era stata avviata, i cronisti avevano presentato come la catastrofe correttiva più vasta ed importante che avesse mai colpito la città di Roma?

È di tutta evidenza il fatto che tale inchiesta abbia avuto, e possa avere tutt'oggi, dei riflessi non indifferenti, forse anche di continuità nella corruzione, sul l'attuale amministrazione capitolina. Quantomeno ha fortemente condizionato un riordino della città su cui da mesi la giunta guidata dalla Raggi non si comprende quali azioni concrete sia stata in grado di intraprendere, anche a causa delle note vicende sui diversi cambiamenti di poltrone.

In generale assistiamo al solito malvezzo dei media che amano fare notizia solo con gli aspetti più negativi di ogni vicenda, mentre ignorano del tutto un dovere di cronaca che dovrebbe vederli porre in evidenza talvolta anche fatti positivi sia in ambito politico che, se degni di rilevanza mediatica, laddove riguardino altresì dei comuni cittadini, delle imprese, delle associazioni o altri.

Chi ha stabilito infatti che la cronaca debba necessariamente riguardare solo fatti delittuosi, disastri naturali, proteste politiche, attentati terroristici, guerre e tutto ciò che è comunque negativo. Le notizie positive trovano talvolta spazio quando occorre riempire spazi rimasti vuoti da quelle negative, in TV come sui giornali. E allora si parla di moda, di costume, di qualche matrimonio o ricorrenza di personaggi famosi o si fanno reportage autocelebrativi come i 25 anni del TG5 o i 20 anni del quotidiano la Repubblica, che ha addirittura dato avvio alle commemorazioni sui social network con un giorno di anticipo (il 13 gennaio anziché il 14) per contrastare la comunicazione della rete Mediaset di cui ricorreva proprio in quel giorno l'anniversario. Oppure gli avvenimenti, le scoperte, i fatti comunque positivi sono relegati in ambito documentaristico è assai raramente posti in evidenza nel momento quando accadono.

In questi giorni per "pompare" l'interesse sul prossimo Festival della canzone di Sanremo ecco la RAI propinare al pubblico quotidianamente  squarci sulla preparazione di un evento che ha nel contempo scandalizzato non pochi italiani per lo spreco di denaro pubblico che ha portato uno dei conduttori, Carlo Conti, a dichiararsi disponibile a devolvere il suo favoloso compenso di 650.000 euro per qualche serata di intrattenimento, a favore delle popolazioni colpite dal terremoto: staremo a vedere se, passato il clamore del festival, qualche cronista avrà la bontà di rendercene conto.

Questo modo di fare notizia, va precisato, non è però appannaggio unicamente del nostro paese bensì può essere riscontrato con grande frequenza anche in ambito internazionale. Lo si sta notando in modo particolare riguardo la preminenza delle notizie sulle proteste anti-Trump, che campeggiano ogni giorno su ogni mezzo di comunicazione americano o di altri paesi esteri oltre che su quelli italiani, mentre nulla o quasi fine detto di azioni intraprese dal neo-presidente che pure vi sono, come ad esempio le misure protezionistiche a favore degli Stati Uniti d'America, anche se le stesse potrebbero ovviamente rappresentare un fatto negativo per gli altri paesi.

Come se non bastasse infine va rilevato il fenomeno delle cosiddette "fake news" contro cui molti si
sono scagliati, ipotizzando addirittura l'imbavagliamento di Facebook o Twitter come recentemente ha fatto la presidente della Camera Laura Boldrini. Che sia la fine della libertà di espressione che include anche notizie inesatte o addirittura false o tendenziose, volte ad influenzare per il modo e la tempistica con cui vengono diffuse, l'opinione di un elettorato o comunque di quella parte dei cittadini scarsamente dotata di senso critico? In questo caso l'azione di censura, che non potrebbe non riguardare l'insieme di tutti i mezzi comunicativi indipendentemente dalla loro dimensione, dal loro status o dal loro orientamento politico, ci porterebbe a tempi davvero molto bui ed alla morte di una democrazia di cui taluni fanno il proprio vessillo per dare legittimazione e forza alla loro azione di governo ma nel contempo calpestano di fatto quotidianamente.


giovedì 2 febbraio 2017

In un paese civile ...

In un paese civile un ex presidente della Repubblica che è rimasto in carica dopo un ordinario settennato, già una durata inusuale rispetto alla maggior parte dei paesi democratici, non interferisce come sta facendo Napolitano nella vita politica di un paese che attendeva la decisione della Consulta per andare al voto.

In un paese civile e realmente democratico tutti coloro che rappresentano il popolo in parlamento vengono eletti e durano in carica sino al termine di una legislatura, che sia a scadenza naturale o anticipata, e non siedono in Senato "a vita" perché hanno ricoperto in precedenza la carica di presidente della Repubblica.

In un paese civile e democratico i presidenti della Repubblica non hanno facoltà di designare quali "senatori a vita" persone a loro gradite, perlopiù se non esclusivamente a loro ideologicamente legati. 

In un paese civile i senatori a vita, ancorchè legittimamente designati in base ad una norma costituzionalmente vigente, dovrebbero avere il buon senso di non influire col loro voto e con le loro esternazioni sulle scelte politiche degli altri parlamentari scelti dagli elettori.



In un paese civile la legge elettorale deve essere stabile nel tempo anziché essere continuamente cambiata per adattarsi alle velleità di vittoria di questo o quel partito piuttosto che in base alle diverse coalizioni o blocchi di partito  sempre mutevoli: sono i partiti che devono decidere se e come aggregarsi in funzione della norma che regola l'elezione dei candidati e non, viceversa, voler piegare l'emanazione di una norma elettorale alle loro intenzioni aggregative.

In un paese civile il Parlamento non legifera senza tener conto della Costituzione vigente per poi attendere la decisione dei giudici costituzionali sulle eventuali modifiche da apportare.....e dopo aver preso cognizione di una delibera immediatamente applicabile, che consentirebbe di andare subito al voto, mette con urgenza in calendario la discussione di una nuova legge elettorale su cui i lavori ed il dibattito potevano essere avviati con più largo anticipo ancor prima dell'espressione della Corte Costituzionale.




In un paese civile non si legifera su una norma così importante per l'esercizio della democrazia come quella che regola l'elezione dei parlamentari a colpi di fiducia come ha fatto il governo di Matteo Renzi, dando oltrettutto per scontato l'esito di un referendum sulla riforma costituzionale che voleva abolire l'attuale  bicameralismo perfetto e quindi senza prevedere quale norma si sarebbe adottata anche per l'elezione di un Senato che con il NO espresso dalla stragrande maggioranza degli elettori poi è rimasto in essere: le leggi che vengono emanate devono puntualmente rispettare la Costituzione vigente nel momento in cui sono votate dal Parlamento ....... e non essere basate su norme costituzionali future o futuribili. In un paese civile e democratico, infine, si tiene sempre conto prevalentemente della volontà popolare e non degli interessi di qualsivolgia parte politica che palesemente dimostra di non rappresentare più validamente gli elettori e deve conseguementemente rimettere, se serve anche anzitempo, il mandato ricevuto e senza indugio consentire ai cittadini di esprimersi sulla scelta di nuovi rappresentanti.

Questo sì significherebbe per l'Italia essere un paese civile.