Fiorello si schiera contro l'ostentazione in TV della cronaca nera nei rotocalchi e dichiara:
"Basta cronaca nera in tv a tutte le ore del giorno con schizzi di sangue e collegamenti dalle case dell'orrore. Di questi casi si occupino i tg e la magistratura e non i rotocalchi": è l'accorato video appello di Rosario Fiorello, ripreso con uno smartphone e postato stamattina sui suoi canali social rivolgendosi alle reti generaliste e "ad Antonio Campo Dall'Orto e Piersilvio Berlusconi" in primis. (fonte: Ansa.it) "quelli che decidono vedono che gli ascolti di queste cose funzionano e 'glie danno dentro'. Chi vuole delinquere guarda la tv, naviga in rete, trova facilmente indicazioni su come fare e compie altri delitti. Non faccio nomi di trasmissioni e di programmi, ma vi prego - conclude Fiorello - cambiate registro, datevi nuove regole"
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fiorire di trasmissioni televisive che si pongono a volte in competizione con la polizia, gli organi inquirenti e che fanno ovviamente audience sfruttando la morbosa curiosità del pubblico nel vedere sul piccolo schermo coloro che sono direttamente coinvolti nella vicenda, parenti, amici o semplici conoscenti cui i cronisti pongono a volte le domande più scabrose. Non è un bello spettacolo, non lo è nemmeno quando alcuni si prefiggono l'obiettivo di ricostruire nei dettagli attraverso immagini e interviste sia degli interessati che di criminologi, psichiatri e psicologi ed altri esperti o presunti tali. Basta con la morbosa vivisezione di delitti passionali o meno, che se aumentano sicuramente il numero degli spettatori non aggiungono nulla tra l'altro alla corretta conduzione delle indagini da parte di coloro che ne sono legittimamente titolari ma che anzi, talvolta, le confondono e condizionano inutilmente. Ed è giustissima la preoccupazione infine di Fiorello laddove si pone il problema delle possibili emulazioni, della commissione di altri delitti facilitati purtroppo anche dalla conoscenza di dettagli che non dovrebbero in alcun caso essere resi pubblici.
Interessante ricerca del 2014, tuttora valida, su quella che è stata metodologicamente definita la Televisione del Dolore:
Ricerca dell'Ordine dei giornalisti e dell'Osservatorio di Pavia Media Research
Nel corso di questi anni, guardando i programmi televisivi succede sempre più spesso di imbattersi nei racconti di casi di cronaca nera o giudiziaria oppure di vicende centrate su situazioni di disagio individuale o sociale. Storie di omicidi, di violenze e abusi, di aggressioni e atti di bullismo, di malattie gravi e invalidanti, di incidenti stradali e calamità naturali dall’esito tragico: casi, tutti questi, accomunati dal senso di sofferenza vissuto dai singoli, nelle famiglie o nelle comunità più allargate. Con un’espressione molto sintetica ma efficace, quando i programmi televisivi affrontano questi argomenti, declinandoli in un senso che molto concede allo spettacolo del dramma personale o collettivo, si parla di “TV del dolore”.Sono stati presi in esame programmi di diverse reti televisive sia pubbliche che private:
- Rai1: A sua immagine, Domenica in, La vita in diretta, L’arena, Petrolio, Porta a porta, Storie vere, Uno Mattina e Uno mattina in famiglia.
- Rai2: I fatti vostri, Protestantesimo, Senza peccato, Virus.
- Rai3: Agorà, Amore criminale, Ballarò, Chi l'ha visto?, Come il peso dell'acqua, Gazebo, I dieci comandamenti, Mi manda Rai3, Pane quotidiano, Questioni di famiglia, Report, TV Talk.
- Rete4: Quarto grado, Quinta colonna.
- Italia1: Domenica live, Matrix, Mattino cinque, Pomeriggio cinque, Striscia la notizia.
- La7: Announo, Annozero, Coffee Break, Di martedì, La gabbia, L'aria che tira, Omnibus, Otto e mezzo, Piazza pulita, Servizio Pubblico.
Per ciascuna tipologia di criticità sono stati messi in evidenza graficamente i titoli dei programmi interessati. Degno di nota il richiamo ad una delibera AGICOM del 2008 che, se riletta alla luce delle programmazioni televisive degli ultimi anni, risulta palesemente disapplicata:
La cronaca giudiziaria deve sempre rispettare i principi di obiettività, completezza, correttezza e imparzialità dell'informazione e di tutela della dignità umana, evitando tra l'altro di trasformare il dolore privato in uno spettacolo pubblico che amplifichi le sofferenze delle vittime e rifuggendo da aspetti di spettacolarizzazione suscettibili di portare a qualsivoglia forma di “divizzazione” dell'indagato, dell'imputato o di altri soggetti del processo.
Delibera dell'AGCOM (2008) sulla rappresentazione in televisione di temi di cronaca nera e giudiziaria.
Forse anche meno cronaca nera nei TG italiani
Forse sarebbe opportuno che il resoconto di fatti criminosi violenti venisse sensibilmente ridotto anche nei telegiornali; fatti salvi i casi di grande rilievo pubblico, come ad esempio attentati terroristici o atti simili, non si riscontra infatti una così frequente presenza di resoconti di cronaca nera nei telegiornali della maggior parte delle televisioni estere; andrebbe per contro allargata la trattazione di più notizie di interesse internazionale di cui i TG nostrani sono sempre carenti.
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